Amodeo querela il sito “anti-bufale” BUTAC e li smaschera: Ecco come operano per colpire la libera informazione.

Nella mia lunga attività sul web ho subito diversi attacchi, sempre mirati a far crollare la mia immagine e la mia credibilità a causa dei temi che tratto nelle mie inchieste. Non ho mai querelato nessuno, ho semplicemente smascherato le falsità raccontate e messo in evidenza l’intento di colpirmi. Le mie repliche hanno sempre ottenuto grande riscontro e le accuse a me rivolte si sono spesso trasformate in un boomerang contro chi voleva usarle per colpirmi. E’ accaduto anche nei confronti di un famoso programma televisivo, quando la mia replica su YouTube raggiunse 6 MILIONI di visualizzazioni, facendo incuriosire tantissimi italiani sui temi delle mie inchieste.

Avrei potuto usare la stessa prassi anche per l’attacco subito dal sito Butac, acronimo di Bufale un tanto al chilo, ma in questo caso sono stato costretto a querelare e a costituirmi per il risarcimento dei danni subiti.

Ho dovuto farlo perché mi sono reso conto che dietro il sito Butac e dietro il sito Bufale.net – che ha subito condiviso l’attacco dei colleghi contro la mia persona – si potrebbe celare un vero e proprio strumento contro la libera informazione sul web. Se così fosse sarebbe una cosa pericolosissima, soprattutto alla luce del fatto che gli autori di quei siti trovano sponda nelle istituzioni politiche e nei media mainstream.

Non ho agito contro di loro, fin quando non mi sono reso conto che importanti testate giornalistiche davano ampio risalto a questi siti, indicandoli come “cacciatori di fakenews” tanto che Repubblica gli dedicava addirittura ben due articoli.

Il primo dal titolo: Boldrini contro le fake news. Appello ai cittadini per smascherare le bufale sul web” dove si legge che l’allora presidente della Camera si fosse addirittura rivolta a Michelangelo Coltelli ideatore del sito Butac e ad altri, definendoli:

“esperti di debunking che smascherano le bufale e le fakenews attraverso una verifica attenta e puntuale sulle fonti e sulla trasmissione delle notizie”

Il secondo articolo di Repubblica era, invece, un vero e proprio spot a Michelangelo Coltelli definito nel titolo: “Il gioielliere cacciatore di fake news”. Titolo da romanzo eroico per bambini. L’articolo è infatti tutta una esaltazione di questo eroe postmoderno. Leggiamo cosa scrivono:

“E’ lui, l’insospettabile Michelangelo Coltelli, 45 anni, a combattere dal suo quartier generale in via d’Azeglio bufale e notizie false a colpi di articoli, post e video ironici su Youtube. ” Sbufalate” le chiama lui (…) Diventato di moda il tema, Coltelli s’è guadagnato ospitate a Radio Deejay e Radio 24 ed ha aperto un canale Youtube. Il blog Butac.it ( Bufale Un Tanto Al Chilo) ha una media fra le 12 e le 17mila visite al giorno.”

Il resto dell’articolo è la cronologia delle “gesta” di Coltelli che pur impegnatissimo nel suo lavoro di gioielliere in via D’Azeglio a Bologna, riesce comunque a travestirsi da Robin Hood digitale per sottrarre fake news alla disinformazione e restituire verità al popolo.

Ma è proprio questa la realtà? Io mi sono trovato difronte a dei grossi paradossi: chi mi attaccava, inventando fake news, era proprio colui che sui giornali dipingono come uno che le fake news dovrebbe smascherarle. Chi non ha verificato le fonti e le informazioni prima di pubblicare un articolo contro la mia persona è lo stesso che la nostra presidentessa della Camera, Laura Boldrini, definiva: “esperto di debunking che smaschera le fakenews attraverso una verifica attenta e puntuale sulle fonti e sulla trasmissione delle notizie”. Ma perché questo personaggio ed il suo sito vengono spinti e pubblicizzati in questo modo da giornali come Repubblica e da politici come la presidente della Camera? Ipotizzando la possibile risposta, mi sono reso conto che la situazione era molto più grave di quanto possa apparire e andava denunciata assolutamente.

Devo ammettere che la situazione non mi fa stare tranquillo. Accorgermi che l’attacco non provenga da un personaggio isolato che opera sul web, come accaduto in passato, ma che dietro ci potrebbe essere la volontà precisa di qualcuno, molto più in alto, che vorrebbe provare a far crollare la mia credibilità, mi fa sentire nel mirino di gente che agisce su preciso mandato con sponde nella politica e nei principali media, quindi con tutte le armi a disposizione per potermi davvero colpire e provare a rovinare la mia carriera. Per questo ho dovuto querelare, rendere pubblica la denuncia e dimostrare a tutti, passo dopo passo, come hanno agito contro di me e come operano quando devono colpire qualcuno. Tra l’altro nella stessa settimana in cui Butac ha pubblicato l’articolo contro di me, sono stato contattato da Radio 24 che provava a trascinarmi nella trasmissione “La zanzara” probabilmente per parlare di fakenews e provare a darmi un secondo affondo. Il diktat è partito: devono colpirmi. Ma noi proveremo a difenderci, in tutte le sedi.

Analizziamo nel dettaglio come hanno montato ad arte l’articolo contro di me, ingannando il lettore e avvalendosi di fake news:

Il 10 aprile 2019, ero stato autore di un video dal titolo Attenzione vogliono fare il governo Draghi ,  mentre ad agosto 2020 avevo postato su Facebook il testo di una mia pillola radio in cui aggiungevo che sarebbe stato Matteo Renzi a far cadere il governo Conte.

Quando queste due analisi politiche hanno trovato riscontro nella realtà dei fatti, i post in questione sono diventati virali sul web e RadioRadio mi ha voluto intervistare per commentare il loro contenuto in riferimento al caso Draghi e alla caduta del governo ad opera di Renzi.

Ovviamente quando un video o un articolo che racconta verità scomode diventa virale, nasce l’esigenza di qualcuno di provare a disattivare quel post, facendolo passare per una fake-news o provando a minare la credibilità dell’autore. Ed è esattamente quello che hanno provato a realizzare contro di me.

La prima cosa da fare per raggiungere il loro obiettivo, era quella di sbattere il mio nome su un sito di fake-news in riferimento a quello specifico post, in modo che la gente associasse subito la mia previsione ad una bufala. Vi assicuro che molti hanno condiviso solo il titolo dell’articolo di Butac, senza aprirlo. Se l’avessero aperto si sarebbero accorti che non c’era fake-news. Ma chi gestisce quei siti – in mala fede – sa bene che bisogna agire sulla percezione dei lettori più che sul contenuto stesso. Un articolo dove compare il mio nome e l’oggetto di un mio post su un sito che smaschera bufale, sta già comunicando al lettore che Amodeo ha pubblicato una fakenews su quell’argomento. Saranno in pochi ad approfondire.

Proviamo invece ad approfondire noi. Il tiolo dell’articolo è “Le premonizioni di Amodeo e di altri settodici economisti, giornalisti e preveggenti” , Già nel titolo l’autore cerca di irridere la mia analisi politica.

In copertina dell’articolo mettono la foto della mia intervista su RadioRadio intitolata “avevo previsto tutto nel 2019” seguita da hashtag come “Complottismo”; “Bufala”; “Teorie del complotto”; “Pseudo politica”. In questo modo fanno credere che il contenuto della mia analisi sia una bufala.

Poi però che fanno. Riprendono il mio post per intero senza poterlo smentire. Il post infatti è originale. La data è originale. Il contenuto non è stato manomesso (anche perché lo stesso contenuto è anche video).

E allora perché mi sbattono su un sito di fake-news? Evidentemente per colpirmi, forse su mandato di qualcuno.

Non c’erano assolutamente gli elementi né i presupposti per considerare una fake-news il contenuto del mio post, oggetto dell’articolo diffamatorio. Si considera, infatti, “bufala” o “fake-news” una notizia o un articolo il cui contenuto possa essere smentito, oppure un articolo o una notizia a cui l’autore attribuisce una data fasulla. Oppure un articolo o una notizia che abbia subito delle modifiche rispetto al post originale.

 

Nessuna di queste tre condizioni, mi viene contestata dall’autore dell’articolo Le premonizioni di Amodeo. Eppure con una inaccettabile forzatura e con alcune subdole strategie di comunicazione, il mio post viene pubblicato su quel sito “anti bufale” facendo credere ai lettori ingannevolmente che di fakenews si sia trattato.

Ma cosa mi contestano? semplicemente l’autore dell’articolo si limita a dichiarare che io non sia stato lungimirante, perché quel tipo di previsione politica era stata fatta in precedenza anche da altri colleghi. Capite non è falso. Ma non è lungimirante. E così mi sbattono su un sito di bufale.

Ammesso che io avessi previsto qualcosa di scontato. Dov’è la fake-news? Perché quel post viene pubblicato su un sito nato per smascherare notizie false?

Gli autori di Butac lo definiscono:

“un lungo post dove vengono fatte delle premonizioni, e che oggi sia la redazione di Radio Radio – dove Amodeo ha una sua piccola rubrica – sia lo stesso Amodeo lo stanno facendo rigirare, soddisfatti che avesse previsto quanto sta accadendo. Io non voglio rovinare il giochino a Amodeo e Radio Radio ma…”

A questo punto gli autori pubblicano una serie di link non cliccabili (in modo che i lettori non ne possano constatare il contenuto) per dimostrare che la mia previsione, poi concretizzata, fosse già stata fatta in passato anche da altri colleghi. In questo modo confermano che non c’è bufala né fake-news, però provano a far credere al lettore che si sia trattato di una previsione scontata. Infatti l’autore dell’articolo aggiunge:

“potremmo andare avanti a lungo riportando i tanti giornali che hanno, nel corso degli ultimi due anni, fatto il nome di Draghi come possibile candidato alla carica di presidente del Consiglio dei Ministri. Come vedete tra i vari titoli si parla anche del “piano di Matteo Renzi”… perché non era così impossibile prevedere le preferenze per la presidenza dei vari uomini chiave della politica italiana….”

Poi dopo aver velatamente insultato i miei lettori e quelli di RadioRadio, l’autore mi contesta semplicemente di aver preteso di essere lungimirante:

spacciare, come fanno Amodeo e Radio Radio, il post di agosto 2020 per qualcosa di sorprendentemente lungimirante è sciocco”.

L’autore di Butac, però, pubblica una serie di articoli e li mette a paragone con il mio post di agosto 2020 pur sapendo che la mia previsione su Draghi era stata fatta ad aprile 2019, quando lanciai un appello agli italiani denunciando che ci sarebbe stato un governo guidato da Mario Draghi e che avrebbero approfittato di una grave crisi del paese per bypassare le elezioni ed imporre il nuovo governo tecnico. L’autore di Butac sa bene che quella previsione è di aprile 2019, tant’è che ha usato lui stesso la copertina dell’intervista di RadioRadio in cui ne parlavo, dove campeggia la scritta: “Avevo previsto tutto nel 2019”

 

Ma allora perché l’autore di Butac – che non si è capito per quale motivo trovasse rilevante scoprire chi avesse fatto per primo quella previsione – non ha voluto prendere in considerazione la data del 2019 pur conoscendola?

Molto semplice. Perché il suo intento era quello di far credere al lettore che la mia anticipazione politica, che non poteva essere smentita nei fatti, fosse arrivata dopo quella di tanti altri colleghi. Se avesse preso in esame il mio post datato 9 aprile 2019 la sua tesi sarebbe crollata per il fatto che ben 6 degli 8 articoli (nel riquadro rosso) da lui pubblicati, portassero una data successiva a quella della mia previsione su Draghi.

Analizziamo insieme le date:

In pratica l’autore di Butac – che non riesce ad ammettere che io abbia potuto fare una previsione esatta – pare però voglia attribuirmi doti divinatorie da viaggi nel tempo. Come può accusarmi di prendere spunto da articoli scritti in data successiva al mio? La verità è che ancora una volta ha giocato sull’inganno. In quanti avrebbero confrontato quelle date? E quanti si sarebbero semplicemente limitati a condividere l’articolo? Appare quindi evidente che l’unico ed esclusivo scopo dell’autore fosse quello diffamatorio ed altresì ingannevole per il lettore, così come risulta artificiosa la strategia di aver voluto pubblicare due titoli con le rispettive date anteriori al mio video pubblicato il 9 aprile 2019, in particolare mi riferisco ai titoli del 15 e 19 febbraio 2018 che di seguito si riportano:

  • “15 febbraio 2018: Draghi o Tajani, ecco chi sarà il premier del centrodestra al governo”
  • “19 febbraio 2018: Salvini ora dice sì a Draghi premier, che definì il «nuovo Mario Monti»”

Nel contenuto dei summenzionati articoli (non cliccabili) si comprende, infatti, che si facesse riferimento alla scelta di Mario Draghi come possibile candidato premier del centro destra in caso di vittoria alle elezioni, cosa ben diversa rispetto al mio appello in cui esponevo la tesi secondo cui:

“Mario Draghi sarebbe diventato il prossimo presidente del Consiglio di un governo tecnico in Italia e lo sarebbe diventato evitando le elezioni a seguito di una grave crisi che avrebbe colpito il Paese”

Pertanto, è indiscutibile che i due articoli citati dall’autore fossero assolutamente strumentali e fuori contesto ed al contempo utilizzati al sol fine di denigrare la mia persona e per l’effetto la mia professionalità lavorativa.

Ribadisco comunque, che non è mia intenzione dimostrare di essere stato il primo o l’unico ad aver fatto quel tipo di previsione e non è quello il motivo della mia querela. Se altri colleghi avessero realmente fatto la mia medesima anticipazione politica nel 2019, la cosa non potrebbe che farmi piacere. La questione riguarda il fatto che quella eventualità non renderebbe il mio post un articolo da pubblicare su un sito di Bufale o fake-news. Che poi l’autore di Butac, sia stato ingannevole anche nella tesi sulla tempistica da lui portata avanti, rende soltanto la questione ancora più grave.

L’autore era pianamente consapevole che stesse facendo una grave forzatura. E doveva trovare qualcosa che giustificasse la pubblicazione del mio nome su quel genere di sito, dato che la sola questione della mia “non lungimiranza” non avrebbe potuto reggere. Ed ecco che ha messo il piede in fallo, rendendosi protagonista di un’azione diffamatoria di inaudita gravità, oggetto della querela:

Ecco quanto scrive nel finale dell’articolo:

“Su molti siti Francesco Amodeo riporta di essere membro del Chartered Institute of Journalist, un’associazione britannica per giornalisti che rispettino una determinata deontologia professionale.”

Avendo moglie inglese e conoscendo l’associazione la cosa mi ha incuriosito, e ho scritto una breve mail dove chiedevo conferma della sua iscrizione. Questa la risposta arrivata oggi 4 febbraio 2021 alle ore 14:48:

Dear Mr Coltelli, Thank you for your message.The person you mention is not a member of the Institute. With kind regards. Dominic

Davvero ritenete che sia un soggetto affidabile? Non credo sia necessario aggiungere altro”

In pratica l’autore dell’articolo mi accusa di essere una persona inaffidabile, di raccontare il falso sulle mie attività professionali e di aver scoperto che non sono mai stato membro del Chartered Institute of journalist di Londra, gettando fango sulla mia persona e mettendo seriamente in discussione la mia credibilità agli occhi dei lettori.

Siamo, infatti, difronte ad un articolo dal contenuto chiaramente ed inequivocabilmente diffamatorio, nel quale viene fatto credere che il sottoscritto riproduca articoli già trattati da altri, che menta sulle proprie esperienze lavorative e che quindi per l’effetto rappresenti un soggetto nonché un giornalista completamente inaffidabile. Oltretutto, contestualmente alla pubblicazione del predetto articolo (diffamatorio) ed utilizzando il mio nome, molto conosciuto e cliccato in rete, veniva richiesta una donazione a chi avesse apprezzato l’articolo, cioè addirittura si raggiunge il paradosso della possibile “diffamazione a scopo di lucro”.

Ad ogni buon conto, ad evidenziare la non veridicità della notizia riportata dal sito Butac per il tramite del suo autore, ho richiesto ed ottenuto la documentazione ufficiale ed originale che attesta l’iscrizione del sottoscritto al – Chartered Institute Of Journalists – di Londra avvenuta nel 2002 con numero di tessera n 42898 rilasciata dall’allora segretario generale dell’istituto, Chris Underwood, nel periodo del mio internship presso il magazine “Footloose”.

La mala fede dell’autore è testimoniata dal fatto che non abbia provveduto a richiedere al sottoscritto la sopra citata documentazione e che non abbia chiesto al Chartered Institute di eseguire la ricerca nell’archivio, prima di dichiarare pubblicamente che quella notizia fosse falsa.

L’articolo di Butac è stato ripreso dal famoso sito bufale.net, anch’esso costretto a chiarire subito che il post da me pubblicato fosse originale e non avesse subito modifiche sostanziali. Eppure mi hanno sbattuto anche loro sul sito anti bufale, pur avendo ammesso che la bufala non c’era.

Ed è stato ripreso anche da un altro giornale, megafono del pensiero unico: Il Riformista.

Oltre ad essere stato rilanciato da tutte le pagine Facebook che fanno capo ai rispettivi siti.

A causa di quegli articoli, oggi il mio nome sul motore di ricerca Google viene associato alla parola “bufala” creando un danno enorme alla mia credibilità e alla mia attività.

Come se non bastasse, sempre per punire la mia poca lungimiranza, il gestore del sito Butac, Michelangelo Coltelli ha anche rilanciato l’articolo sulla sua personale pagina Facebook aggiungendo parole diffamatorie nei miei confronti e scrivendo: “ Dio mi sento sporco a condividere la sua bacheca….unto”.

Aizzando in questo modo i lettori contro di me ed esponendomi ad una gogna web.

A quanto pare i responsabili del sito Butac non sono nuovi ad azioni diffamatorie del genere. Come riportato dai giornali in data 6 aprile 2018: Lo spazio web di Butac è stato oscurato dalla Procura di Bologna dopo una denuncia per diffamazione.

Per i motivi suesposti, ho esposto formale denuncia/querela nei confronti dei responsabili delle condotte poste in essere in mio danno. In qualità di persona offesa nell’instaurando procedimento penale, il sottoscritto si riserva di costituirsi parte civile per il risarcimento dei danni morali e materiali, patiti e patiendi in relazione ai fatti suesposti.

Loro non si fermeranno. Il diktat di colpirmi è partito. Ma ora almeno sapete anche voi con chi abbiamo a che fare, chi supporta questi siti e da chi dobbiamo difenderci. Confido nella giustizia.

 

Francesco Amodeo

 

 

 

 

 

 

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