Caso Djokovic: ecco i legami tra la multinazionale Rio Tinto e il governo australiano che potrebbero aver causato l’attacco politico al tennista a Melbourne.

Sono finalmente pronto a tirare le somme. Posso fornirvi tutte le prove a supporto della mia tesi su come Djokovic in Australia sia finito vittima di un attacco politico per ragioni che nulla hanno a che vedere con la questione sanitaria.

Nella notte tra domenica 9 gennaio e lunedì 10, mentre guardavo la diretta streaming dalla Corte Federale dell’Australia – che doveva pronunciarsi sulle sorti del tennista – scrivevo queste parole sul mio Canale Telegram (i social mi sono stati tutti bloccati). Per verificare Clicca Qui.

Sono quasi le 2:30 di notte. Il giudice ancora non ha deliberato sul caso Djokovic. Sembra però ben disposto nei suoi confronti. Se non è corrotto, non potrà che dare ragione al tennista dopo aver analizzato la documentazione. Il problema è che il governo australiano (in mala fede) non si fermerà, a mio avviso, neanche in caso di sentenza a favore del tennista.

Staremo a vedere.

La mattina seguente apro i giornali e leggo:

Giudice di Melbourne annulla la revoca del visto di Novak Djokovic”.

La Corte Federale ha definito “Una decisione irragionevole” quella delle autorità australiane di bloccare il visto del tennista.

Nonostante la decisione del giudice si legge anche che: “Il governo intende comunque cacciarlo dal paese”. Il ministro dell’Immigrazione australiano Alex Hawke, infatti, sta valutando se scavalcare la decisione della Corte e annullare definitivamente il visto del campione.

“Vogliono arrestare Novak” ha addirittura denunciato il fratello sui social. C’è un accanimento contro di lui senza precedenti.

Le possibili motivazioni dietro questo inspiegabile comportamento del governo australiano le ho analizzate in anteprima in questo documentato articolo/inchiesta e le ho sintetizzate in questa Pillola Radio.

Quello che si sta consumando in Australia è con ogni probabilità un attacco politico al giocatore e al suo paese di origine che non ha nulla a che vedere con la questione sanitaria. La versione del governo secondo cui il tennista, non vaccinato, metterebbe a rischio la salute pubblica o comunque quella degli individui con cui verrebbe a contatto è assolutamente folle dal punto di vista scientifico. Basterebbe sottoporre il tennista ad un test un molecolare al giorno. Anche perché non sarebbe il vaccino ad escludere una sua eventuale positività al Covid. Anzi da vaccinato il rischio di essere positivo e non accorgersene, potendo quindi trasmettere il virus ad altri, è anche maggiore rispetto a chi si sottopone a tamponi continui. Questo oggi è innegabile e dimostra che l’accanimento contro il tennista non riguarda questioni sanitarie ma politiche. Così come era impensabile che il tennista -finito nell’occhio del ciclone per le sue posizioni contrarie all’obbligo vaccinale -si fosse presentato in Australia senza aver precedentemente ricevuto tutte le garanzie sulla documentazione in suo possesso. E su questo punto la Corte Federale australiana ha finalmente fatto chiarezza.

Quello che ancora non è stato dibattuto è il motivo per cui il governo australiano sia addirittura disposto a scavalcare una decisione della sua Corte federale pur di provare a stroncare la carriera sportiva del campione di tennis.

Riprendo allora la tesi che ho proposto in anteprima nel mio articolo precedente avendo nuovi documentati elementi a suo supporto.

Quando nei mesi passati seguivo le massicce proteste in Serbia che hanno fatto saltare l’accordo miliardario tra il governo serbo e la spietata multinazionale anglo-australiana Rio Tinto per lo sfruttamento di miniere di litio e di  jadarite – (un silicato di litio e boro utilizzato principalmente nelle batterie delle auto e nei cellulari) scoperte nella regione di Loznica a 130 chilometri da Belgrado – mi chiedevo in che modo l’Australia e la multinazionale in questione l’avrebbero fatta pagare al famoso tennista, colpevole di aver appoggiato pubblicamente quelle proteste sfruttando la sua notorietà ed il fatto che i serbi pendessero dalle sue labbra.

Il Corriere Della Sera il 16 dicembre 2021 titolava : Djokovic batte il premier serbo Vucic. Bloccate in Serbia le miniere di litio della Rio Tinto.

Addirittura parte dell’opinione pubblica lo rendeva protagonista di quell’accordo saltato, come dimostrano i titoli dei giornali.

Altri titolavano infatti: Djokovic il leader politico, aiuta a bloccare l’accordo del governo con la multinazionale mineraria Rio Tinto.

Quanto stretti sono i legami tra la multinazionale in questione e l’attuale governo australiano? Tantissimi sono stati i finanziamenti certificati da parte della Rio Tinto al governo australiano. Così come sono evidenti i legami tra la multinazionale ed il primo ministro Scott Morrison.

Quello in assoluto più eclatante, è quello che riguarda il capo dello staff del primo ministro Morrison che dal 2018 è John Kunkel, lo stesso Kunkel che fino al 2018 è stato il capo dei rapporti col governo alla Rio Tinto. In pratica chi si occupava dei rapporti di lobbying tra la multinazionale ed i membri del governo australiano, si è poi ritrovato – grazie al sistema delle “porte girevoli”-  come capo dello staff del primo ministro in un momento in cui la Rio Tinto doveva ottenere le licenza per sfruttare le miniere in Serbia.

Accordo saltato per l’opposizione del popolo serbo e per il ruolo di DjoKovic nel fiancheggiare le ragioni della protesta.

Di esempi meno eclatanti che testimoniano i rapporti stretti e spesso di subordinazione tra governo australiano e Rio Tinto ce ne sono tanti. Sul sito del Ministro dell’Interno è scritto che:

Un ottimo esempio di industria e governi che lavorano in collaborazione per preparare gli studenti ai lavori minerari del futuro è il lavoro che Rio Tinto sta intraprendendo con il governo dell’Australia occidentale.

Sono stato entusiasta di apprendere di questa iniziativa e del fatto che Rio Tinto sta contribuendo fino a 2 milioni di dollari per preparare i giovani dell’Australia occidentale a tenere il passo con i rapidi progressi nel settore minerario, in aree chiave come la robotica, l’analisi dei dati e la digitalizzazione.

A pronunciare queste parole è la ministra Karen Andrews, proprio colei che ha intrapreso il braccio di ferro contro il tennista e che potrebbe decidere di espellerlo dal paese nonostante la decisione della Corte.

Djokovic non ha fatto ancora accenno alla questione sapendo quanto delicata può essere la sua posizione, però – come riportato da rai news- commentando alcune anomalie durante il suo primo interrogatorio in aeroporto il tennista ha fatto sapere che:

“I funzionari mi lasciavano spesso solo, così potevano parlare con i loro superiori. Mi ha dato l’impressione che la decisione sul mio visto non dipendesse completamente dalle persone che stavano parlando con me ma dipendesse, invece, da qualcun altro al di sopra di quei funzionari”. (Per leggere la trascrizione tradotta dell’interrogatorio Clicca Qui.)

Chi sono questi poteri che si sono mossi al di sopra dei funzionari australiani per fermare Djokovic?

Chi sono i potenti che vorrebbero punire il famoso tennista come recentemente denunciato dal padre del campione serbo?

Una cosa è certa: a Djokovic verrà ritirato il visto, gli verrà impedito di giocare gli Australian Open e verrà cacciato dal paese. Questo nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore proveranno anche ad arrestarlo. Staremo a vedere.

Io credo che adesso abbiate degli elementi in più per farvi una vostra idea e per diventare immuni alla colossale operazione di manipolazione delle masse e di disinformazione mediatica che è stata messa in campo contro il campione di tennis per gli interessi di chi voleva dimostrare al mondo cosa può accadere a chi chiede libertà di scelta sui vaccini ma soprattutto a chi si schiera dalla parte dei popoli contro gli interessi delle grandi multinazionali e dei grandi potentati. Stessa sorte toccata al giocatore di calcio Diego Armando Maradona che io spero di aver documentato nei minimi dettagli nell’inchiesta IL DIegO Rivoluzionario  è che ha molte analogie con quanto sta accadendo a Novak Djokovic.

 

Inchiesta esclusiva di Francesco Amodeo   

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