Nessuno tocchi Israele: “La distruzione di Gaza e l’insostenibile pretestuosità della shoah come scudo per ogni abominio.

“La distruzione di Gaza e l’insostenibile pretestuosità della shoah come scudo per ogni abominio”

Per la prima volta, nella storia del conflitto arabo israeliano, assistiamo in mondovisione alla messa in esecuzione della soluzione finale, intesa quale opera di annientamento di un popolo ritenuto nemico od ostile, o individuato per tale dallo stato israeliano che procede all’opera integrata di sterminio, deportazione e distruzione di Gaza e del suo popolo. Israele intraprende un’operazione dichiaratamente sterminazionista senza precedenti. A tanto si accinge grazie alla compiaciuta indifferenza ed, in taluni casi, con l’incondizionato sostegno delle democrazie occidentali. La reazione dello stato israeliano al massacro di coloni e soldati israeliani, ed alla cattura degli ostaggi di cui i miliziani di Hamas si sono improvvidamente macchiati il 7 ottobre, è di certo abnorme. L’eccidio di Hamas è riprovevole ma, come è stato detto, non nasce dal nulla. La distruzione di ogni essere, cosa o struttura esistente nella striscia di Gaza costituisce, per radicalità, un’operazione di mostruosità tale da travalicare le condizioni che rendono, sul piano del diritto internazionale, legittima un’azione ritorsiva tra stati o potenze nemiche. Israele è uno stato. La comunità palestinese di un’autorità statale è tuttora deprivata insieme ad ogni diritto di autodeterminazione.

L’indiscriminata rappresaglia realizzata in danno delle popolazioni civili palestinesi, pertanto, si rivela ancora più riprovevole in quanto realizzata ai danni di genti già sottoposte dallo stato d’Israele ad ogni forma di risalente segregazione ed apartheid. L’operazione di sfollamento, deportazione, bombardamento in danno della popolazione civile è o non è un crimine di guerra e contro l’umanità? Perché il tribunale penale internazionale in tal caso non interviene? Forse che la colonizzazione ( i coloni nei kibbutz colonizzano, occupano  “nuovi insediamenti”, sono occupanti mica organizzazioni missionarie) e lo sterminio delle popolazioni civili devono ritenersi operazioni di polizia internazionale consentite allorquando a praticarle sia lo stato di Israele? Putin, Milosevic, Karadzic, solo per citare alcuni esempi recenti, per condotte analoghe, ed anche per molto meno, sono stati incriminati e giudicati colpevoli dai volubili apparati dell’asimmetrica giustizia internazionale.

Innanzi alla mattanza delle genti di Palestina, il silenzio o la complice connivenza dei governi occidentali segna il punto di caduta più basso della civiltà europea. La mancata esecrazione della santa sede decreta la fine della pietà cristiana. L’assemblea dell’ONU ha approvato una risoluzione con la quale chiede una tregua umanitaria che il Governo Israeliano ha respinto sdegnosamente bollandola come infame. Tutto accade ed è tollerato o supinamente perché al fondo del discorso pubblico occorre riconoscere che alligna un tabù storico politico farisaicamente mai affrontato: l’olocausto patito dagli ebrei per mano dei nazisti, consente allo stato confessionale di Israele di perpetrare ogni forma di abiezione e di violare accordi e risoluzioni assunte dai governi e dagli organismi internazionali?

Il quesito non è affatto eludibile visto che oggi non è di certo in discussione una questione ebraica, intesa quale diritto all’esistenza dello stato d’Israele e del popolo ebraico a vivere nei confini di tale nazione. Continua a porsi, invece, una questione palestinese: sono i palestinesi che vedono costantemente messa in discussione non solo la loro legittima esistenza nei territori arabi che, alla fine della prima guerra mondiale, a seguito dello sfaldamento dell’impero ottomano, finirono nei programmi delle potenti organizzazioni sioniste che, nella costituzione di un focolare ebraico in Palestina intravidero e ottennero ,attraverso plurime ondate migratorie, la soluzione della questione ebraica.

Quella palestinese è una questione di cui la comunità internazionale intende finalmente farsi carico, oppure si ritiene che debba essere risolta lasciando mano libera ad Israele, ad i metodi fondamentalisti dal suo governo prescelti?

Comunità internazionale è una locuzione impiegata tradizionalmente per indicare gli stati soggetti al diritto internazionale e convergenti in un modello politico giuridico imperniato sulla difesa dei gruppi, comunità e minoranze da aggressione e poteri prevaricatori e violenti.  La popolazione palestinese come gruppo, comunità o minoranza invece non merita di essere tutelata dalle organizzazioni sovranazionali’? Tanto non accade per il rifiuto a riconoscere il genocidio, la shoah un fenomeno storico da studiare e da serbare nella memoria comune in quanto circoscritto al particolare contesto in cui ebbe a tragicamente verificarsi. E’ ritenuto invece il peccato del mondo contro gli ebrei, una colpa incancellabile di cui ognuno dovrebbe chiedere perdono quotidianamente e per sempre.

In pochi peraltro osano criticare le decisioni, per quanto macroscopicamente aberranti del governo israeliano, per non esporsi  alle accuse di antisemitismo. Come giustamente osservò l’Abbè Pierre, “ se qualcuno dice che un ebreo è stonato lo accusano di antisemitismo”. E così la shoah potrà essere utilizzata come una clava morale per portare a compimento lo sterminio del popolo palestinese? E’ ora di riconoscere che la tragedia vissuta dal popolo ebraico non costituisce uno scudo penale o morale che cancella ogni colpa e rende accettabile ogni misfatto. La pretesa unicità  della shoah, sul piano storico, è solo uno sfacciato stereotipo: la storia dell’umanità ci presenta, nel corso dei secoli, guerre e massacri che non hanno risparmiato nessun popolo. In ordine sparso basti citare le sterilizzazioni dei pazienti ricoverati nelle istituzioni psichiatriche approvate nelle democraticissima USA di inizio secolo e praticate nello stato dell’Indiana, le sterilizzazioni approvate dalla Svezia, dalla democratica Danimarca, le ecatombi provocate dal comunismo in Russia, dalla Cina di Mao, dai khemr rossi di Pol Pot in Cambogia negli anni 70, il massacro degli Armeni perpetrato dai Turchi tra il 1915 ed il 1916. Nessuna di queste catastrofi è paragonabile a quella che si è abbattuta sul popolo ebraico?

 

Carmine Ippolito per Loffington Post

 

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