
03 Mag Quando la CIA e gli USA iniziarono a spiare tutti con la fobia della rivoluzione cubana. E non hanno mai smesso.
Soltanto nel 2015 le agenzie di stampa rilasciarono la notizia:
Lo scrittore colombiano Gabriel García Márquez (1927-2014) fu spiato per 24 anni consecutivi dall’Fbi, compreso il periodo in cui conquistò notorietà internazionale. Tra il 1961 e il 1985 gli agenti federali statunitensi controllarono gli spostamenti e le frequentazioni dell’autore del capolavoro ‘Cent’anni di solitudine’, vigilando con cura sui suoi viaggi negli Usa e in America Latina.
E’ stato il quotidiano ‘The Washington Post’ a rivelare il controllo sul Premio Nobel per la Letteratura 1982, citando i documenti recentemente declassificata dall’Fbi, l’agenzia investigativa della polizia federale, principale braccio operativo del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti.
Il giornale statunitense precisa che l’Fbi ha declassificato 137 pagine di un’indagine sullo scrittore colombiano portata avanti per quasi un quarto di secolo, rivelando che per la prima volta García Márquez fu ‘attenzionato’ dagli investigatori nel 1961, quando per un mese fu alloggiato nell’Hotel Websterm di New York, accompagnato dalla moglie e dal figlio primogenito Rodrigo, per lavorare in un ufficio dell’agenzia di stampa cubana Prensa Latina.
Secondo quanto indica ‘The Washington Time’, fu il leggendario direttore dell’Fbi all’epoca della Guerra Fredda, Edgar J. Hoover, a chiedere di aprire un dossier segreto sullo scrittore colombiano, considerandolo sospetto per le sue simpatie per il regime cubano di Fidel Castro.
Ma non finisce qui dato che gli apparati USA a quel tempo avevano già tentacoli ovunque, soprattutto in quello che definivano il “loro cortile di casa”.
Scrissero, infatti, sul Corriere della Sera:
Costretto nel 1961 a lasciare gli Stati Uniti, perché nel mirino costante della Cia, lo scrittore di fama mondiale Garcia Marquez «Gabo» finì sotto la sorveglianza della Direzione federale della sicurezza in Messico(DFS) dove si era trasferito e visse fino alla morte. Il Partito rivoluzionario istituzionale, che ha governato il Paese nordamericano per 71 anni ininterrotti, lo considerava una spia al soldo del regime rivoluzionario che aveva preso il potere all’Avana.
Dai rapporti declassificati, cui ha avuto accesso il quotidiano El Pais, emergono ora nuovi dettagli sul rapporto fra due dei maggiori protagonisti della storia latino-americana. Il futuro premio Nobel della Letteratura era affascinato dal potere, Fidel Castro dai grandi intellettuali. Lo scrittore regalava al rivoluzionario libri per distrarlo dalle fatiche della guerra in Angola — il primo, rivelano gli archivi dei servizi segreti fu Dracula — e il cubano contraccambiava leggendo in anteprima le bozze dei suoi racconti e romanzi.
García Márquez sentì nominare per la prima volta il «rebelde barbudo» nel 1955 a Parigi, dalla voce del poeta Nicolas Guillen. Quattro anni dopo, quando la rivoluzione castrista trionfò, viveva a Caracas dove era redattore di Venezuela Grafico. «Il 18 gennaio, mentre riordinavo la scrivania per tornare a casa, un uomo è apparso ansimante nell’ufficio deserto della rivista alla ricerca di giornalisti che quella stessa sera volevano andare a Cuba. A tale scopo era stato inviato un aereo cubano», raccontò in seguito. Nella fretta, si presentò all’aeroporto senza passaporto: «Non ce n’era bisogno… l’unica carta che ho trovato in tasca era una ricevuta della lavanderia. L’agente l’ha sigillata sul retro, ridendo, e mi ha augurato buon viaggio». Gabo restò all’Avana sei mesi e ne ripartì come corrispondente a New York dell’agenzia cubana Prensa Latina.
Gran parte delle indagini della polizia politica messicana s’inquadra nella cosiddetta «guerra sporca» contro i movimenti di sinistra. Equivalente della Cia o del Kgb sovietico, la DFS tra il 1947 e il 1991 pose sotto sorveglianza 4 milioni di persone, sia messicane che straniere. Tra queste, anche un altro Premio Nobel per la Letteratura: Octavio Paz. «Accumularono da 60 a 80 milioni di carte», assicura il ricercatore Sergio Aguayo.
Uno dei capitoli più corposi del «fascicolo Gabo» riguarda il suo ruolo di mediatore fra i movimenti della sinistra latinoamericana e il francese Régis Debray, già compagno di guerriglia di Che Guevara, poi diventato consigliere del presidente François Mitterrand.
Tra alti e bassi Fidel Castro e Gabo restarono amici fino alla fine.
Nell’inchiesta IL DIegO Rivoluzionario racconto anche quando Fidel Castro affidò a Garcia Marquez l’incarico di “corriere” per un importante dossier che voleva fosse recapitato al presidente americano Clinton sulle scoperte fatte dall’intelligence cubana su terroristi di base a Miami che stavano preparando attentati contro Cuba anche attraverso l’utilizzo di voli di linea.
Francesco Amodeo
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